…e tutto iniziò grazie a un giovane insegnante del Missouri
“Nei primi anni Novanta, quando ero un giovane insegnante di storia americana in una scuola secondaria del Missouri, notai che il libro di testo di 800 pagine scelto dal mio istituto non faceva alcun riferimento a persone lesbiche o gay. Nemmeno uno. Leggendo questo testo sembrava che nessun individuo nella storia americana si fosse mai identificato come L, G, B, T, Q, I o A. La nostra comunità non esisteva.
Per cercare di rimediare a tale situazione, nel gennaio 1994 scrissi una proposta di due pagine per lanciare un’iniziativa chiamata all’epoca Lesbian and Gay History Month. Il mio obiettivo era commemorare nell’ottobre dello stesso anno gli anniversari della prima (1979) e della seconda (1987) marcia su Washington ricollegandoli, per la prima volta, al Coming Out Day (celebrato a partire dal 1988 ogni 11 di ottobre). In questo modo, a mio avviso, avremmo fatto uscire la nostra storia fuori dall’armadio.
Dopo tutti questi anni l’LGBTQ+ History Month è una realtà consolidata negli Stati Uniti. Lo scorso ottobre, in occasione del 28° LGBTQ+ History Monty, sono state organizzate così tante iniziative nei college, università e scuole che è impossibile contarne il numero effettivo. Sono stati pubblicati innumerevoli articoli e la rete televisiva ABC ha chiesto agli oltre 200 canali ad essa affiliati sul territorio nazionale di dare spazio all’interno del loro notiziario serale alla storia LGBTQ locale. Dichiarazioni ufficiali di sostegno all’LGBTQ+ History Month sono giunte da molti amministratori locali, come ad esempio il sindaco di Washington, D.C. Inoltre, nel mese di ottobre, l’Equality Caucus della House of Representatives statunitense ha pubblicato quotidianamente dei post dedicati alla storia LGBTQ americana sui propri social media.
Lo storico australiano Graham Willett ha parlato, a ragion veduta, di un “queer moment” planetario. Un’enorme energia circonda quanti si occupano di storia LGBTQ. Giovan* storiche e storici stanno ridefinendo l’accademia in modo sempre più inclusivo. Nelle università si invita a dare spazio “a tutte le storie per tutte le persone.” Ma, cosa ancora più importante, tale invito risuona anche tra tutt* coloro che, al di fuori dell’accademia, cercano di farsi ispirare nella loro vita di tutti i giorni imparando a conoscere chi ha combattuto per il nostro diritto alla libertà. Dal 1994, l’idea del mese dedicato alla storia LGBTQ+ ha viaggiato ben oltre gli Stati Uniti, raggiungendo il Regno Unito (2005), il Galles (2012), l’Ungheria (2013), Berlino (2014), l’Australia (2016), il Canada (2018), la Finlandia (2018) e il sud-est asiatico (2020) dove è stato costituito l’ASEAN SOGIE Caucus – un’organizzazione che coordina attivisti LGBTQ+ di 11 stati. Cuba, Irlanda e Norvegia stanno pensando alla futura realizzazione dei loro LGBTQ+ History Month, mentre quest’anno nel mese di aprile verrà lanciato il primo LGBT+ History Month in Italia.
Noi tutt* abbiamo background sociali diversi e storie personali e familiari che hanno influito profondamente sul nostro carattere e sul nostro modo di essere. Ci differenziamo per età, etnia, fedi religiose e nazionalità. Viviamo separati da oceani, mari e montagne e siamo cittadin* di paesi che sono – o sono stati – in guerra fra loro. Ma, nonostante tali differenze, siamo tutt* accomunat* da una sorellanza queer transnazionale. Siamo tutt* alla ricerca di cose simili – amore e gioia, legami e appartenenza, pace ed energie positive. Siamo tutt* altresì convint* che lo studio del passato e delle storie di persone queer che hanno resistito tenacemente contro ogni forma di omologazione possa informarci, istruirci, metterci in guardia, incoraggiarci e persino trasformarci. Ed è proprio per questo che abbiamo bisogno dei mesi dedicati alla storia LGBTQ+.”
Rodney Wilson è il fondatore dell’LGBTQ+ History Month USA. Ha conseguito masters in storia e religione.
È protagonista del corto intitolato Taboo Teaching